Questa espressione mi sa che proprio non la si può capire a meno di non esserci cimentati con il tedesco in qualche occasione, soprattutto festiva.

Niente paura, anche se come molte parole crusche, questa espressione sembra un modo per mandare qualcuno a quel paese, in realtà altro non è che un augurio: eh già, così i tedeschi si fanno gli auguri di buon anno, dicendosi “guten Rutsch” (leggi guten ruch).

Guten Rutsch vuol dire “buono (guten) scivolamento (Rutsch)”: inutile dire che potremmo stare ore a disquisire del fatto che i tedeschi si augurano vicendevolmente di arrivare a rotta di collo nell’anno nuovo. Che cosa ci vogliamo fare, loro sono così, pragmatici, temprati nell’acciaio Krupp e forse, a San Silvestro, anche sbronzi persi tanto che stare in piedi tra l’anno vecchio e quello nuovo non è mai stato possibile e allora hanno coniato un’espressione che giustificasse il camminare sui gomiti.

Poco importa, importa invece che loro non si augurano “buon anno”, intendendo cioè tutto l’anno a venire ma solo di scivolare bene nell’anno alle porte. Comodo eh! Cioè, considerando che la maggior parte delle persone sarà a fare trenini a feste alcoliche, non è un augurio difficile. Di solito, la bollicina di birra o di spumante (Sekt per i tedeschi, no no, non è paragonabile allo spumante, era per dire come chiamano il vino con le bolle) tende a far vedere le cose in modo più roseo, almeno se non si esagera ché allora viene la sbronza triste e sono guai. Lì si scivola nell’autocommiserazione.

Importa però soprattutto che nell’augurio tedesco il passaggio da un anno all’altro sia transizionale, smooth come direbbero i britannici. Se poi l’immagine che “guten Rutsch” ci fa venire in mente è quella di uno scivolo, allora pensiamo che nell’anno vecchio si sia arrivati in cima alla montagna da scalare e che la strada da ora in poi sia in discesa.

Noi invece tendiamo di più a mettere punti, a separare il vecchio e il nuovo. A volte anche fisicamente, liberandoci di quello che è vecchio davvero, letteralmente (tradizione discutibile ma certamente catartica)!

In qualsiasi lingua vengano fatti gli auguri per il nuovo anno sono sempre graditi ma devo dire che ho pensato molto a quale tradizione preferisco.

Stavolta la cosa migliore mi sembra la somma delle due, almeno per me. Il 2015che per fortuna sta finendo è stato il mio annus horribilis nel quale tutto, anche le cose belle che sono successe e le soddisfazioni che ho avuto, sono state faticosissime e rare.

Spero di essere finalmente arrivata in cima allo scivolo ma so che per poter davvero fare un “guten Rutsch” devo anche liberarmi da alcune cose vecchie che appesantiscono me e che hanno appesantito l’anno che sta finendo.

Allora ne dico tre di cose: tre che voglio portare con me e tre che voglio buttare dal metaforico balcone.

Porto con me l’esperienza di questo blog e della rubrica di citazioni letterarie appena iniziata (http://www.leggeremania.it/2015/12/18/citazione-dante-alighieri-ulisse/), le decisioni prese negli ultimi mesi e le giacche, che ho scoperto solo di recente e che mi piace indossare.

Butto via definitivamente l’ansia del “è ora di fare/si deve fare”, la cattiva alimentazione e la scarsa voglia di cucinare, il non aver fatto sport.

Ci sono anche un paio di cose che mi auguro per il 2016 e un paio che dovrebbero proprio accadere, una già a gennaio ma finché non vedo non credo!

Buon 2016 a tutti, che possiate scivolare senza cadere 🙂

Alla prossima,

M

 

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