Oggi è l’11 aprile. E ci sono 9 gradi.
E vabbè, direte, di che cosa ti lamenti? Sei in Germania, fa freddo. Sei il solito stereotipo dell’italiano al Nord Europa che si lamenta del clima. Goditi le cose belle, tipo…tipo…tipo. Vabbè, mi verrà in mente.
Comunque sono in casa col golf e adesso vado ad accendere il riscaldamento. Vi pare normale? Ora, passi per marzo pazzerello, che vedi il sole e apri l’ombrello ma aprile dice solo dolce dormire, non dolce dormire sotto il piumone ikea livello 6 e coi termo accesi.
Per restare nei proverbi, potresti obbiettare che si sa, non ci sono più le mezze stagioni, un giorno hai su il paltò e quello dopo la canottiera.
La verità è che qui il problema non sono le mezze stagioni, sono quelle intere. Una, nello specifico. La primavera. Che si dice Frühjahr, parola composta da früh che vuol dire presto e Jahr che vuol dire anno. La primavera cioè è quella cosa che arriva presto nell’anno. Ah sì? Mi prendi forse per i fondelli, cara deutsche Sprache? Oppure hai un calendario tutto tuo dove l’anno comincia a luglio per farti beffe di Giulio Cesare? No perché siamo ad aprile e qui il Frühjahr è passato da un tot e di primavera neanche l’ombra. Se non fosse per i germogli, che impavidi e anche un po’ tonti si vedono sugli alberi, potrebbe anche essere dicembre.
La primavera scoccia in tante cose, non lo metto in dubbio, tipo che al mattino esci vestito come per una spedizione al Polo e a mezzogiorno vorresti essere in bermuda e invece di puzza l’ascella sotto al maglione di lana; che a colazione vuoi il tè bollente e a pranzo la birra fresca. Però c’è, arriva un momento, di solito tra marzo e aprile in cui tutto questo accade e le giornate di sole sono sempre di più.
Qui no. E bon. Si va col maglione fino a giugno inoltrato e poi un giorno ti svegli e ci sono 30 gradi. Per due settimane. Poi viene l’autunno.
E la cosa che più mi dà fastidio non sono i 9 gradi e il grigio piombo di cielo e terra (che già comunque le balle me le fanno girare parecchio). No, sono quelli che ti guardano e ti dicono “eh, certo che l’inverno qui in Germania dev’essere duro per te, abituato al sole dell’Italia”. Di nuovo. Di quale Italia? Di quella che è nei vostri cervellini, quella acefala, quella che sulle mappe non è segnata. Perché io a Natale non vado in giro con lo spolverino a riva di mare, a Natale sono intabarrata nel piumino e cerco di rendere qualunque percorso fuori il più breve possibile. Da me in inverno nevica. Anche di brutto a volte. Però il disgelo arriva. E allora sì che quel sole ve lo sognate!
Alla prossima,
M